venerdì 12 ottobre 2018



Ottobre ‘18 (76 a compimento)
Non voglio esser lo storico
della mia vita
sfrondata, come a novembre
i filari dei pioppi lombardi.
Né dell’autunno ho più i colori
esultanza delle mie valli.
Non ti dirò quando fu la mia prima
poesia, quando l’endecasillabo
nasceva sulle dita,
in un prova e riprova di parole.
E non del tempo che parlavo in versi
come il bourgeois gentilhomme faceva in prosa.
Ora tutto è finito. Come dopo un risveglio.
Mi son chiesto cui prodest, e cui profuit,
e a chi gioverà d’ora innanzi
questa modesta virtù del poetare.
Hanno mai levato le mie parole
un refolo di vento
o mosso una pietruzza sulla spiaggia?
Una goccia di lacrima, un pensiero,
una retromarcia nei moti del cuore?
E io sono, sarò e sono stato,
forse un po’ più giustificato
davanti a tanti chili di poesie?
Che io non fossi vate si sapeva,
mi mancava la prepotenza, e forse l’ardimento.
Un poetuccio dei buoni sentimenti
cercavo d’essere, che era tutto quanto
anima e mente mie sanno dire.
Ora invece vanitas vanitatum
sembra gridarmi il silenzio.
E pesa questa vita inconclusa,
questo nulla da gettare sul tavolo dei talenti,
questo insuccesso che ho decretato per me.
PAOLO


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