NAZARIO P. LEGGE: "INEDITI" DI GIOVANNA DE LUCA"
Un percorso di umana consistenza in cui il verso con tutta la sua elasticità empatico-sonora concretizza gli abbrivi di un animo tutto volto alla scoperta degli enigmi dell’esistere: il volo, il panismo esistenziale, la memoria, l’inquietudine, e l’abbraccio alla vita; ad ogni sua presenza ecfrastica e oggettiva. La poetessa fa suo ogni squarcio di realtà, lo incamera e lo rielabora dandolo al foglio rivestito dei suoi abbrivi vitali. Ella si libra, con entusiasmo emotivo, verso ponti, città, che, covando dentro di lei, si portano dietro momenti di gioia o di ripiego meditativo. Il fatto sta che il suo essere non si contenta di un circuito umano, troppo umano, dacché, conoscendo i limiti in cui è circoscritta la sua storia, si abbevera alla luce dell’infinito, partendo dalle minime occasioni della vita. E da lì ambisce al volo a quell’oceano che non ha confini e che tanto configura l’aspirazione all’oltre della nostra precaria esistenza; e lo fa ricorrendo a sinestetiche intrusioni, a forzature sintattiche, per tenere il passo di un’anima che trova la sua quietudine nelle ampiezze del creato o nella visione di una luna che si veste da fata:
Ma il finocchietto selvatico
profuma parole: “Le senti?”
È rossa la terra, plasmata
la roccia, nei secoli e sempre
la luna si veste da fata,
e gioca col mare.
Di notte, su questi pianori,
si accoppia col vento.
Il vento il mare, la terra, la roccia si fanno corpi di un sentire amalgamato coi panorami. E a Saint Malo l’anima va oltre tingendosi di sole che sanguina sulla scura roccia
mentre sanguina sopra:
scura roccia
l'ultimo sole
Creatività, forza immaginifica, visibilità verbale che sprigionano effetti cromatici di odeporici intenti.
Ma il volo continua su per gli spazi onirici che tanto ci ripagano delle sottrazioni del quotidiano:
Allora mi trasformo, sogno ampie ali
che mi portano in alto...,
fino a sfiorare la Bellezza impenetrabile e ostile a farsi possedere:
Sapeva, la Bellezza,
che a toccarla
ci saremmo feriti...
Forse è ammirando il volo delle rondini che l’animo si sazia del bacio all’azzurro anche se sfrecciano veloci facendosi simbolo della brevità del tempo:
RONDINI
E mi hanno ombreggiato al semaforo,
improvvise, radenti tra i tetti.
Lo stormo veloce, un velo brevissimo
d'ali ha segnato nel cielo
la traccia, richiamo e memoria
di instabili passaggi
improvvise, radenti tra i tetti.
Lo stormo veloce, un velo brevissimo
d'ali ha segnato nel cielo
la traccia, richiamo e memoria
di instabili passaggi
Nazario Pardini
DIARIO BRETONE
BREST
Vengo a te, città
ultimo ponte: poi è
l'oceano, cui tendo,
pellegrino che porta
bagaglio di strada,
e lo depone al sommo
di percorso infinito
* * *
POINTE SAINT MATHIEU
Qui a un confine d'Europa,
siedo alla spiaggia rocciosa
di Saint Mathieu. Il primo
mattino ha un sole
accennato, di nuvole lievi.
Vorrei essere sola, a lungo
guardare il lontano orizzonte,
ascoltare i gabbiani,
il denso sussurro che viene
dal rudere antico.
E invece mi trovo a ridurre
al mio fragile cuore
gli spazi che troppo oltre
vanno : li raccolgo tra
le mani congiunte,
coppa del tempo
* * *
CAP FREHEL
“Chi è stato?”
“È il gioco del vento
sulle eriche in fiore.”
E ad esse si mescola
il giallo ginepro,
stendono ariose le
mani del vento
un tappeto, giù giù
fino al mare.
“Ma no, qualcuno
ha parlato.” “È la gente,
il turista che passa.”
Ma il finocchietto selvatico
profuma parole: “Le senti?”
È rossa la terra, plasmata
la roccia, nei secoli e sempre
la luna si veste da fata,
e gioca col mare.
Di notte, su questi pianori,
si accoppia col vento
* * *
SAINT-MALO
I
Gridano i gabbiani
a Saint-Malo,
quando il dio si ritira
dalla sabbia
e molli impronte lascia
in lontananza
una sagoma scura
di viandante.
Gridano come rutila
una giostra,
travolgono lo sguardo
in una danza
che pare quasi porti
alla follia,
mentre sanguina sopra
scura roccia
l'ultimo sole
II
Di notte- tenebra di vento -
la sibilante voce
dei millenni dall'oceano
ci scuote
III
Non è mai stanco
lo strillo dei gabbiani,
si placa solo quando
già il tramonto rispecchia
nella chiazza sulla
spiaggia magiche le
luci del lungomare:
luminose e silenti
rispondono a laggiù,
dove si salda l'orizzonte
dell'acqua al cielo rosso,
oltre la spiaggia diventata
una terra che pare
non mai finire.
Ma la mattina presto,
quando ancora è buio
riprende il grido: lo ascolto
dalla camera d'albergo,
uno prima, poi altri,
a ricordare che il grido è,
non lo si può dimenticare
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