Ventun giugno duemilaventicinque
Ma l’alba riottosa
che fa ombra sul muro,
che mi trova incapace
di distinguere il vero,
che nutrita dei sogni
non si adatta al reale,
quest’alba al crinale
dei miei anni nel tempo,
cosa chiede ai miei giorni
di adesso, quando in essa
si insinua la potenza del
dubbio sulle ore future?
Ora è il giorno più lungo
che canta tra i rami,
la parete schiarisce, si fa netto
l’abete e il silenzio è la voce
più viva.
GdL
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page