lunedì 5 aprile 2021

 

BREVE RIFLESSIONE


Si smaglia un punto -/ed il tessuto più non tiene, /s'allarga il vuoto come pozza d'acqua /di presenze deserta / risucchiate nella fuga della trama./Si smaglia un punto - /ed il tessuto più non tiene , /che ti avvolse nel tempo e ti sostenne: /come piaga scoperta all'improvviso/ è il vuoto che non più, mai più/ si colma del paziente telaio.”

Questo scrivevo qualche anno fa, volendo riferirmi a improvvise sventure individuali. Ma ora, a una rilettura, quelle parole mi paiono rispecchiare la situazione sociale che da un anno stiamo vivendo.

La società, e quindi i rapporti umani che la intessono, ha allargato le sue maglie tanto fortemente da fare aumentare le solitudini e crearne di nuove.

L'uomo non può vivere solo, a meno che non ne faccia scelta personale, in senso sociale intendo. Non ha in sé tutto quanto gli serve per realizzarsi compiutamente. Ha bisogno di relazionarsi con i suoi simili, di condividere parole, opinioni, cultura, luoghi di incontro o anche di scontro , insomma necessita di una grandissima quantità di luoghi e rapporti, per dirsi veramente un essere umano.

Da tempo abbiamo constatato che ai giorni nostri tanto sono aumentati benessere e tecnologia quanto sono cresciute le solitudinie le depressioni. La società, lo sappiamo, è profondamente mutata, a cominciare dallo sgretolarsi della famiglia tradizionale, nella cui ampiezza potevano risolversi crisi personali e in cui per lo più trovavi aiuto e conforto.

È chiaro che non si deve sottovalutare il valore del progresso, né alcuni mutamenti sono stati negativi, anzi, varie ingiustizie sono state rimosse; ma se di un prezzo dobbiamo parlare, io dico che l'uomo, in senso lato, è oggi più solo che decenni fa.

E a sconvolgere il tessuto che comunque lo teneva in piedi, è arrivata, flagello mondiale, la pandemia.

Essa è il punto che si è smagliato e via via ha disfatto i rapporti sociali, raffreddato le amicizie, azzerato i momenti di incontro e confronto, ha chiuso il mondo nel perimetro della nostra stanza, corredati di ogni tipo di aggeggio tecnologico, certamente, ma soli, spaventosamente soli.

Certo, i rapporti pi ù profondi e saldi sono rimasti ma, mancando le occasioni di incontro anche le telefonate, il commento di quanto si è vissuto insieme, sono diventati meno frequenti o inesistenti. Degli altri, nei periodi di lockdown, si è perduta la fisicità: quale sguardo ha in questo momento la persona con cui sto chattando? E quale espressione del viso conferma o contrradice le sue parole?

Si può obiettare: la pandemia ci ha privato del corpo delle persone, non dell'anima. Ma anima e corpo sono talmente connesse che una sola delle due non basta a mostrare un uomo.

Così pian piano le maglie del tessuto sociale si allentano, “il tessuto più non tiene”.

Pensavo ultimamente allo stupore che dovette provare l'uomo primitivo , guardando la luna: ci vorrà molto tempo prima che recuriamo lo stesso sguardo puro dell'infanzia dell'umanità.

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