Al CREPUSCOLO
"Hai mai notato", le disse guardandola, "come si accendono i colori dei fiori nel crepuscolo di un giorno sereno? I rossi, i viola, i rosa, gli screziati, tutti, tutti i colori sembrano trarre dalla fine della luce una nuova forza, come se liberi finalmente dalle offese del giorno, dalla prepotenza del sole, potessero esprimere tutta la propria bellezza. Non vivrebbero senza luce e sole, ma in quel momento magico del passaggio dal giorno alla notte si sentono padroni, nel silenzio che investe la natura , di affermare una loro verità, cui di giorno non si fa caso". Si volse verso chi le stava accanto, sembrandole di aver parlato difficile. Non ci fu reazione.
"Vedi", continuò, " nel cielo c'è una striscia sottile di nube, ancora leggermente dorata. Non ti sembra che così pudica intrecci un dialogo con i colori dei fiori?" Le parve di avere esagerato, guardò di nuovo chi le stava accanto: nessuna reazione. "Forse è così anche per gli uomini", riprese. "Forse bisogna essere al declino per dare il meglio di sé, senza più condizionamenti, senza preoccupazione di mostrarsi in un modo o in un altro. Guarda quel fiore rosso: ha qualche petalo appassito, di giorno si noterebbe, ma ora si vede solo la pienezza della sua forma , il rigoglio compiuto della sua linfa."
Tornò a guardarla: il capo reclinato , la sua vecchiezza.
Non seppe mai se l'aveva ascoltata, e capita.
(c) GdL
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