giovedì 14 marzo 2019


Facciamo che anch’io avevo un tempo
volato in cieli di parole, remigando
con ali di parole verso la Parola.
Facciamo che avevo schifato
il ruolo dell’amateur, credendo
che essere poeta fosse un lavoro e un compito.
Facciamo che quella storia era finita
ed era finito il tempo dei poeti
e che l’aria s’era fatta così greve
che chiunque poteva credersi poeta
e fare il poeta su Internet
(proprio come io stesso facevo)
E chiunque può credersi scienziato
o mens politica o multiforme ingegno
o docente o giudice o sceriffo.
Facciamo che ero vecchio e provato
dal fallimento, e insicuro, tanto che
ridevo di me come Sara nella tenda.
Ecco la favola è questa, la narrazione
dell’immaginario. E ora per me il gioco finisce
e so che non ho ben svolto il compito.
La vita non è un gioco di bambini
Tentare nuoce assai, se non sai fare.
Sogna chi può, sognano i ragazzi
Poi vieni vecchio e il sogno
ti appare sciocco, ed oltremodo improprio.
Non dirmi tu poeta. Io non lo sono
                                                                        Paolo Santarone

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