MINI RACCONTO
Smise di leggere,
appoggiò il libro sulle ginocchia.
Le pulsavano le tempie,
pensò che doveva forse cambiare gli occhiali.
Stette un poco con la
mano sulla fronte, pensando a ciò che aveva letto. Era un bel
racconto, scritto molto bene, che una conoscente le aveva dato per
averne un giudizio.
Consapevole di non essere
deputata a farlo, non aveva però voluto essere sgarbata.
Ma era stato difficile
seguirne la trama, altrove andavano i pensieri.
Lui aveva detto: “Ti
telefono domani”, senza precisare l'ora. Perciò già dal mattino,
conoscendo le sue abitudini, si era messa in attesa. Ciò per lei
voleva dire portarsi il cordless in qualunque parte andasse della
casa, anche in cantina.
Verso mezzogiorno aveva
cominciato a sentire una certa inquietudine, l'ombra di un
presentimento. Aveva tenuto la televisione bassa e il cordless ben
vicino sul tavolo, mentre mangiava, per essere veloce a rispondere se
avesse chiamato.
Ora, passato ormai il
pomeriggio, l'inquietudine diventava dubbio sul fatto che potesse
farlo.
“Ti telefono domani”:
ripeteva tra sé quella frase, e domani era oggi, e in definitiva non
era ancora passato.
Imbruniva. Una striscia
rosa segnava l'orizzonte, il cielo azzurro chiaro si faceva color
della cenere.
Si guardò intorno: i
mobili, le suppellettili, ogni oggetto familiare cambiava colore,
perdeva i dettagli usuali, tra poco sarebbe stato soltanto una
sequela di profili da cercare con gli occhi .
Doveva accendere la luce.
Ma non lo fece, l'ombra le consentiva di concentrarsi meglio sul
fatto: domani era oggi, e ormai era passato.
Stasera sarebbe sorta
gloriosa la luna a indagare sfacciata, irridente, a sottolineare un
giorno di attesa.
Allora chiuse il libro,
depose gli occhiali, si alzò, abbassò le tapparelle.
“Domani”era passato.
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