È l’illusione
che cantarono i poeti:
un fremito di ali dentro il cielo,
l’innocenza della prima margherita,
lo scorrere dell’acqua in mezzo ai rovi.
L’attimo che pareva imperituro
che ci passò vicino
- carezzandoci il volto.
È l’illusione
che cantarono i poeti:
un fremito di ali dentro il cielo,
l’innocenza della prima margherita,
lo scorrere dell’acqua in mezzo ai rovi.
L’attimo che pareva imperituro
che ci passò vicino
- carezzandoci il volto.
Esistono parole
ove si svuota l'animo nostro intero,
a cui si affida il grigio della valle
nella nebbia, l'empito di passione
o la dolcezza di un amico.
Queste, queste parole percorrono all'intorno
gli orizzonti, se scritte sono eterne,
nel tempo le ritrova l'uomo
che voglia di se stesso narrare.
Così è la melodia, che dalle cetre
è giunta fino a noi e di diverse
vesti si è coperta nel tempo:
diversa – e sempre uguale.
C’È QUEL MODO
C’è quel modo sottile
di esser soli tra gli altri,
anche dopo un abbraccio,
dopo baci e carezze,
quando s’apre una porta
sopra un vuoto infinito
e le cose più amate
son sparite di colpo.
C’è quel subdolo modo
che ti prende d’un tratto
quando ciò che hai vissuto
pare mai essere stato,
e tu pendi da un filo
ma non sai se cadere
sia benevola sorte
o tremenda condanna.
Così segui con gli occhi
taciturne le stelle
ed aspetti soltanto
siano un canto od un grido.