domenica 17 marzo 2019

Una fetta di luna sul Gallione
una rossa fetta di luna
Più sotto
il lago s'impantana in un intrico di stelle

giovedì 14 marzo 2019


Facciamo che anch’io avevo un tempo
volato in cieli di parole, remigando
con ali di parole verso la Parola.
Facciamo che avevo schifato
il ruolo dell’amateur, credendo
che essere poeta fosse un lavoro e un compito.
Facciamo che quella storia era finita
ed era finito il tempo dei poeti
e che l’aria s’era fatta così greve
che chiunque poteva credersi poeta
e fare il poeta su Internet
(proprio come io stesso facevo)
E chiunque può credersi scienziato
o mens politica o multiforme ingegno
o docente o giudice o sceriffo.
Facciamo che ero vecchio e provato
dal fallimento, e insicuro, tanto che
ridevo di me come Sara nella tenda.
Ecco la favola è questa, la narrazione
dell’immaginario. E ora per me il gioco finisce
e so che non ho ben svolto il compito.
La vita non è un gioco di bambini
Tentare nuoce assai, se non sai fare.
Sogna chi può, sognano i ragazzi
Poi vieni vecchio e il sogno
ti appare sciocco, ed oltremodo improprio.
Non dirmi tu poeta. Io non lo sono
                                                                        Paolo Santarone

sabato 9 marzo 2019





Scrivo qui il commento di Maria Grazia Ferraris ai miei QUINDICI RACCONTI, con un vivo grazie e auguri di Buon Anno
" Questo è il titolo, volutamente minimalista, riduttivo, col quale G. De Luca dà alle
stampe i suoi racconti. Ed ha le sue ragioni: un titolo descrivo o propositivo, unificante, avrebbe
deviato l’attenzione del lettore dalla pluralità delle sue proposte narrative per focalizzarla su una
unica linea tematica, sminuendone la ricchezza.
Infatti i racconti spaziano su numerose, ampie tematiche che dimostrano i vasti interessi umani,
sociali e letterari dell’autrice.
Ci sono novelle (Il cavallo, Rosso come il sangue, La fermata) che si attengono a tematiche
storiche, senza perdere di vista l’umanità ed anche la fragilità dei protagonisti che vivono tempi
impietosi e luttuosi. Si addentra quindi nelle problematiche umane e sociali della nostra debole
egoista quotidianità, incerta e incapace spesso di scelte generose, mettendone a nudo incertezze,
meschinità ed ipocrisie, sobria e realista, senza giudizi moralistici, ma accogliendole generosamente
nella sua ampia comprensiva umanità ( La decisione, Mondial hotel, Come acqua di torrente, Il
pomeriggio)
Il suo realismo è lucido, coraggioso, asciutto, le capacità analitiche decisamente ben calibrate sulle
inquietudini dei personaggi e nella diversificazione dei punti di vista (Sera di venerdì, La curva dei
binari, La passeggiata). I paesaggi sono quelli tipicamente lombardi dove G.dL ambienta con
precisione e condivisione le sue storie: “.. la luna, bianca nel cielo chiaro del mattino, lo guardava.
Era piena, trasparente, ed immensa. Ancora luminosa nonostante fosse sorto il sole, gareggiava con
il cielo sereno, ripulito dalla pioggia.. (p.72) ” o “…appena ai margini del centro storico, la città
appariva deserta. Le luci natalizie davano un aspetto surreale alle grigie facciate. Luccicava la
pavimentazione di rosse pietre, una bicicletta malamente appoggiata a un portone pareva desolata
senza il suo ciclista. Guardò in alto…” (p.115)
Molto interessante anche le novelle in cui G.dL ci svela il suo laboratorio linguistico-narrativo che
prende in carico la sperimentazione letteraria. Una ricerca consapevole di cui già nell’esergo aveva
dato conto: “Sono stata tutta la mattina per aggiungere una virgola, e nel pomeriggio l’ho tolta”
scrive, citando O. Wilde.
Di questo interesse abbiamo prova nella novella La sparizione, che assume tonalità oniriche e Sala
d’attesa, dove il suo sguardo attento e la sua attenzione indagante si spostano sui vari personaggi,
ciascuno fermo, silenzioso, in attesa di non si sa che cosa…, che celano mondi sconosciuti, forse
doloranti, dubbiosi e coraggiosi.
In Ipotesi di un racconto, prendendo spunto da una situazione evocata da un quadro di E. Hopperuna
donna sola su un treno- si chiede dove va, o da dove viene…- immaginando ben 4 diverse
situazioni che spaziano da una rottura di condivisioni con allontanamento definitivo a una
esplorazione controvoglia di una nuova casa di cui la protagonista non sente il bisogno, a un
incontro di affari “interessato”che dovrà contestare una eredità che si credeva certa, fino al ritorno
a casa dall’ospedale di una donna definitivamente segnata che sa che dovrà affrontare situazioni e
affetti dolorosi e laceranti.. .Anche l’ultimo racconto, Scrivere, si pone in questa linea, si misura col
quotidiano che può nascondere momenti inattesi, ansie, l’imprevisto al quale anche i piccoli devono
far fronte per sapersi abituare alla vita. E lo scrittore consapevole cede la sua parola a dominare il
confuso vivere dei protagonisti, che spesso potrebbero essere letti ed elegantemente celati, anche in
chiave biografica.
Di notevole forza i finali delle novelle, mai banali, ovvii, scontati, vagamente ironici. Sicuri.
Dimostrano padronanza dei mezzi narrativi e consapevolezza dell’equilibrio anche estetico che la
scrittura esige".
.









HO  FATTO  UN  VOLO

Ho fatto un volo, intorno alle parole,
che è durato una vita.

Adesso non ho ali, che sappiano
raccogliere in abbraccio tutto questo
mondo di pensieri, che mi ruota intorno.
Sono al fondo di un fiume tra due
sponde, alte, fronzute, sento
- e alzo il capo - parole d'altri, di toccati
dal canto della Musa.

Sono un sasso prosciugato in un torrente,
che non ha più la forza dello scorrimento.
Forse troppo lo volle, forse  non ebbe
del limite il pacato accontentarsi.

Piano mi consumo. Talvolta ancora un palpito
mi solleva dal greto, un'onda d'illusione.
Allora mi trasformo, sogno ampie ali,
arrivo a mete dove mai non giunsi.
E tornano i gioiosi affanni che mi
rapirono nel sogno, quando in cuore
esultavano le più forti illusioni.

Ma cos'è un uomo? niente più che un
gomitolo di vita,  avvolto su se stesso
                                                             (c) GdL

                                                              

NAZARIO P. LEGGE: "INEDITI" DI GIOVANNA DE LUCA"


Un percorso di umana consistenza in cui il verso con tutta la sua elasticità empatico-sonora concretizza gli abbrivi di un animo tutto volto alla scoperta degli enigmi dell’esistere: il volo, il panismo esistenziale, la memoria, l’inquietudine, e l’abbraccio alla vita; ad ogni sua presenza ecfrastica e oggettiva. La poetessa fa suo ogni squarcio di realtà, lo incamera e lo rielabora dandolo al foglio rivestito dei suoi abbrivi vitali. Ella si libra, con entusiasmo emotivo, verso ponti, città, che, covando dentro di lei, si portano dietro momenti di gioia o di ripiego meditativo. Il fatto sta che il suo essere non si contenta di un circuito umano, troppo umano, dacché, conoscendo i limiti in cui è circoscritta la sua storia, si abbevera alla luce dell’infinito, partendo dalle minime occasioni della vita. E da lì ambisce al volo a quell’oceano che non ha confini e che tanto configura l’aspirazione all’oltre della nostra precaria  esistenza; e lo fa ricorrendo a sinestetiche intrusioni, a forzature sintattiche, per tenere il passo di un’anima che trova la sua quietudine nelle ampiezze del creato o nella visione di una luna che si veste da fata:

Ma il finocchietto selvatico
profuma parole: “Le senti?”
È rossa la terra, plasmata
la roccia, nei secoli e sempre
la luna si veste da fata,
e gioca col mare.
Di notte, su questi pianori,
si accoppia col vento.

Il vento il mare, la terra, la roccia si fanno corpi di un sentire amalgamato coi panorami. E a Saint Malo l’anima va oltre tingendosi di sole che sanguina sulla scura roccia

mentre sanguina sopra:
scura roccia
l'ultimo sole

Creatività, forza immaginifica, visibilità verbale che sprigionano effetti cromatici di odeporici intenti.
Ma il volo continua su per gli spazi onirici che tanto ci ripagano delle sottrazioni del quotidiano:

Allora mi trasformo, sogno ampie ali
che mi portano in alto...,

fino a sfiorare la Bellezza impenetrabile e ostile a farsi possedere:

Sapeva, la Bellezza,
che a toccarla
ci saremmo feriti...

Forse è  ammirando il volo delle rondini che l’animo si sazia del bacio all’azzurro anche se sfrecciano veloci facendosi simbolo della brevità del tempo:

RONDINI
E mi hanno ombreggiato al semaforo,
improvvise, radenti tra i tetti.
Lo stormo veloce, un velo brevissimo
d'ali ha segnato nel cielo
la traccia, richiamo e memoria
di instabili passaggi

Nazario Pardini


DIARIO  BRETONE


BREST

Vengo a te, città
ultimo ponte: poi è
l'oceano, cui tendo,
pellegrino che porta
bagaglio di strada,
e lo depone al sommo
di percorso infinito
                            
         * * *
                                                        
POINTE  SAINT MATHIEU

Qui a un confine d'Europa,
siedo alla spiaggia rocciosa
di Saint Mathieu. Il primo
mattino ha un sole
accennato, di nuvole lievi.
Vorrei essere sola, a lungo
guardare il lontano orizzonte,
ascoltare i gabbiani,
il denso sussurro che viene
dal rudere antico.
E invece mi trovo a ridurre
al mio fragile cuore
gli spazi che troppo oltre
vanno : li raccolgo tra
le mani congiunte,
coppa del tempo

          * * * 

CAP  FREHEL

“Chi è stato?”
“È il gioco del vento
sulle eriche in fiore.”
E ad esse si mescola
il giallo ginepro,
stendono ariose le
mani del vento
un tappeto, giù giù
fino al mare.
“Ma no, qualcuno
ha parlato.” “È la gente,
il turista che passa.”
Ma il finocchietto selvatico
profuma parole: “Le senti?”
È rossa la terra, plasmata
la roccia, nei secoli e sempre
la luna si veste da fata,
e gioca col mare.
Di notte, su questi pianori,
si accoppia col vento

          * * *

SAINT-MALO

            I

Gridano i gabbiani
a Saint-Malo,
quando il dio si ritira
dalla sabbia
e molli impronte lascia
in lontananza
una sagoma scura
di viandante.
Gridano come rutila
una giostra,
travolgono lo sguardo
in una danza
che pare quasi porti
alla follia,
mentre sanguina sopra
scura roccia
l'ultimo sole

           II

Di notte- tenebra di vento -
la sibilante voce
dei millenni dall'oceano
ci scuote

            III

Non è mai stanco
lo strillo dei gabbiani,
si placa solo quando
già il tramonto rispecchia
nella chiazza sulla
spiaggia magiche le
luci del lungomare:
luminose e silenti
rispondono a laggiù,
dove si salda l'orizzonte
dell'acqua al cielo rosso,
oltre la spiaggia diventata
una terra che pare
non mai finire.
Ma la mattina presto,
quando ancora è buio
riprende il grido: lo ascolto
dalla camera d'albergo,
uno prima, poi altri,
a ricordare che il grido è,
non lo si può dimenticare
                                              



domenica 3 marzo 2019


INGANNO

È stato l'alto volo del gabbiano
volto al monte colore della rosa
e il brusìo delle arricciate schiume,
è stato il vento su due barche al riparo
e il netto campanile contro il cielo -
e quel lampione, antico testimone
di scomodi abbandoni: lago,seducente
inganno al passo di un meriggio.

Se tornassi al crepuscolo, deserto
di presenze umane, di te vedrei
raggrumati alla riva i tuoi rifiuti
.
(c)GdL