Letteratura

giovedì 21 giugno 2018


L'INNOCENZA

Sarai ancora tu,
virgulto appena nato
gracile fiore volto al divenire
cucciolo d'animale
- cucciolo d'uomo -
sarai ancora tu
a pagare la croce:
l'innocenza inchiodata
nella tua infanzia
che non trova parole
ma solo il pianto
del tuo dolore

Sarai ancora tu
la nostra vergogna
© GdL

postato da Giovanna de Luca @ 14:08   0 Commenti

domenica 17 giugno 2018


Il Gelsomino

È strano, raccontava la donna,
questo vivere a metà:
ti aspetti sempre che la porta s'apra,
che lo spazio s'ingombri
di una fisicità.
Io non capivo, perché avevo
vent'anni, e nessun vuoto
dentro la mia vita.
Non ti basta , chiedevo,
quel che è stato? Pensa
che tutto ha un suo principio,
e muore, dicevo sussiegosa.
Lei stava zitta, e aveva nello sguardo
tutti gli amori non dimenticati.
Alla tua età, pensavo e non dicevo,
raccogli il tempo, ringrazia il destino.
Lei stava zitta, e aveva nello sguardo
un riflesso di fiamma , come
una solitudine che brucia.
Ci profumava accanto il gelsomino,
intenso e caldo, nel tramonto rosa.

Mi sei venuta in mente questa sera,
mentre profuma a me accanto il
gelsomino, intenso come allora
nel tuo sguardo.
© GdL

postato da Giovanna de Luca @ 10:16   0 Commenti

giovedì 14 giugno 2018


Perché più acuto il senso si fa
dell'infinito,
la dissolvenza si rinnova al
cadere del giorno – o quanto amato
giorno che ancora mi catturi !
Dura battaglia cedere al destino,
assecondarlo forse più conviene.
E raccogliere allora stille di sereno,
quante ancora ne riservi la sorte.

Perché più acuto il senso si fa
dell'infinito,
vale dimenticarsi, da se stessi fuggire.
Non di Narciso rinchiudersi allo specchio,
bensì guardarsi intorno, alzarsi come
vola materno cibo al nido appena nato.
Ritrovarsi in un volto, di adulto o di
bambino, cogliere in una voce sconosciuta
la tua risata stessa, o il tuo lamento.
Così più dolce il senso si fa
dell'infinito
© GdL



postato da Giovanna de Luca @ 05:55   0 Commenti

lunedì 11 giugno 2018

Al CREPUSCOLO

"Hai mai notato", le disse guardandola, "come si accendono i colori dei fiori nel crepuscolo di un giorno sereno? I rossi, i viola, i rosa, gli screziati, tutti, tutti i colori sembrano trarre dalla fine della luce una nuova forza, come se liberi finalmente dalle offese del giorno, dalla prepotenza del sole, potessero esprimere tutta la propria bellezza. Non vivrebbero senza luce e sole, ma in quel momento magico del passaggio dal giorno alla notte si sentono padroni, nel silenzio che investe la natura , di affermare una loro verità, cui di giorno non si fa caso". Si volse verso chi le stava accanto, sembrandole di aver parlato difficile. Non ci fu reazione. 
"Vedi", continuò, " nel cielo c'è una striscia sottile di nube, ancora leggermente dorata. Non ti sembra che così pudica intrecci un dialogo con i colori dei fiori?" Le parve di avere esagerato, guardò di nuovo chi le stava accanto: nessuna reazione. "Forse è così anche per gli uomini", riprese. "Forse bisogna essere al declino per dare il meglio di sé, senza più condizionamenti, senza preoccupazione di mostrarsi in un modo o in un altro. Guarda quel fiore rosso: ha qualche petalo appassito, di giorno si noterebbe, ma ora si vede solo la pienezza della sua forma , il rigoglio compiuto della sua linfa."
Tornò a guardarla: il capo reclinato , la sua vecchiezza. 
Non seppe mai se l'aveva ascoltata, e capita.
(c) GdL

postato da Giovanna de Luca @ 05:53   0 Commenti

martedì 5 giugno 2018


GABBIANI

Basso ai vetri un intreccio di ali - i gabbiani -
al battello che attracca.
Fu, prima, la lingua di terra osservata
profilarsi di lenti colori, ora questo sussulto
mi scuote come assedio improvviso.
Le ali bianche vicine, l'aperto buttarsi
di croce risalente di botto in traiettorie
oscure, le ali sfiorate, l'occhio fisso alla preda,
poi l'urto evitato sul vetro.
Resto immobile come io fossi la preda,
l'oggetto ignaro ed ottuso di sconosciute
ragioni - i gabbiani - messaggeri inquietanti.
E all'attracco l'omologato scenario,
chincaglierie variopinte, mi trova
svuotata, tra masse vacanziere qui
-o altrove - a cercare qualche ora di oblio.
La conca più verde, il fiore più bello, il
mare più azzurro non mi sa cancellare
tondo lo sguardo su di me del gabbiano.

Paolo Santarone

i fa)
a me
E' molto bella. Mi pare che tu abbia lavorato molto sulla lingua (absit iniuria verbis). E' una ricercatezza che si nota e si apprezza. Tra l'altro era difficile scansare , anzi sormontare, gli echi montalian
Complimenti







i
© GdL

postato da Giovanna de Luca @ 14:59   0 Commenti

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